Tutte le volte che parlo di Sagrantino con gli addetti ai lavori mi trovo a dover parlare spesso in una situazione di sudditanza psicologica, conosco e amo Montefalco ed in particolare il suo vitigno principe: il Sagrantino, per cui è difficile tracciare un solco fra quello che è un giudizio partigiano e l’obbiettività nella degustazione. Se avevo bisogno di una conferma che non mi sbagliavo quando paragonavo questo vino a vini di fama mondiale come il Barolo ed il Brunello, e che il problema è di comunicazione, legislativa e culturale in coloro che si approcciano a questo vino, la conferma mi è arrivata durante un pranzo al delizioso ristorante Spirito Divino a Montefalco ( www.spiritodivino.net) dove desideroso di avere la riprova che il nostro amato Sagrantino è un cavallo di razza, ho assaggiato con grande attenzione il Sagrantino 25 Anni di Marco Caprai annata 1997.
Semplicemente un vino incredibile, il naso tipicamente terziarizzato sembra richiamare i grandi Sangiovesi delle zone fresche del Chianti Classico, note nitidissime di tabacco, cioccolato, spezie ancora sorrette da un frutto pressochè integro. In bocca è ancora monumentale, alla grassezza tipica del tannino del Sagrantino fà da controaltare una vena acida fresca che ne aumenta la piacevolezza e la bevibilità, una bocca ancora croccante e incredibilmente elegante, con un finale splendido e senza sbavature di nessun genere. Veramente una grande perla dell’enologia italiana.