Il nostro Emiliano è stato intervistato dalla rivista specializzata VQ – Vite Vino & Qualità (Nr. 1 del Febbraio 2012, trovate l’intervista alla pag. 11) in merito al ventilato obbligo, a partire dal giugno 2012, di indicare sulle etichette dei vini in commercio la presenza di derivati da uova e latte impiegati in sede di vinificazione per la chiarifica. Emiliano ha evidenziato come “[…] la maggior parte di coloro che acquistano vino non ha la minima idea dei processi di lavorazione in cantina”, quindi l’indicazione di allergeni in etichetta rischia di “aggiungere incertezza”, rendendo controproducente una prescrizione pensata per la tutela dei consumatori. “Gli additivi ci sono e ci saranno,” aggiunge Emiliano, “ma nei limiti della tutela per la salute non si può fare di una bottiglia di vino un freddo contenitore di ingredienti.”
Secondo Emiliano l’impatto di questo (per ancora solo possibile) nuovo dettato normativo è stato sottovalutato dal mondo del vino italiano, in specie in merito all’opportunità dell’utilizzo di determinate sostanze: “[…] di certo sarebbe serio cominciare davvero a trovare contromisure all’interno della filiera stessa”, ovvero“aumentare gli accorgimenti lungo tutto il percorso che porta all’imbottigliamento […] per supplire il più possibile all’uso dei correttivi offerti dalle biotecnologie.” Questo ovviamente anche con l’ottica di non svilire il carattere del terroir delle varie etichette, di riuscire a renderle più godibili in forza della loro unicità legata al territorio dove sono prodotte, e non come prodotti industriali di standardizzata, artefatta morbidezza.