Una dei territori italiani del vino che si è più sviluppato negli ultimi anni, vivendo una nuova rinascita, è senz’altro la zona dell’Etna, in Sicilia.
A partire dalla fine degli anni ’90 sono nate nuove cantine, fondate spesso da giovani dinamici ed appassionati, dediti ad una ricerca sempre più attenta alla qualità ed alla valorizzazione del territorio.
Non solo viticoltori locali, che hanno seguito le orme della famiglia Benanti, forse la prima a dare notorietà vinicola all’area, ma anche gente da fuori, persino stranieri, affascinati dalla bellezza del paesaggio, dai vigneti terrazzati, dalla magia nera del vulcano.
La Doc Etna comprende parte dei territori di 20 comuni pedemontani dell’Etna, che ricordo essere il vulcano attivo più alto d’Europa (3.300 m), a nord di Catania.
Molti definiscono la zona etnea un’isola nell’isola a causa delle sue peculiarità pedoclimatiche, diverse da tutto il resto della regione siciliana.
La variabilità climatica e dei suoli è rilevantissima, tanto da disegnare innumerevoli ambienti diversi per caratteristiche e condizioni, comunque favorevoli alle produzioni vitivinicole.
I suoli sono ovviamente prevalentemente di origine vulcanica.
I vigneti si coltivano maggiormente tra i 300 e i 900 metri, ma in alcune zone particolarmente vocate si arrampicano fino ai 1.100 m.
I vitigni sono autoctoni: i principali a bacca rossa sono il Nerello Mascalese ed il Nerello Cappuccio, tra quelli a bacca bianca prevalgono il Caricante, il Cataratto ed il Minnella.
La storia del vino etneo risale alla colonizzazione greca della Sicilia Orientale (729 a.C.), anche se vi sono testimonianze di comunità agricole riferentesi al Neolitico.
Alla fine dell’800 la provincia di Catania era la più vitata della Sicilia: nei decenni successivi vi sono state drastiche riduzioni di anno in anno a causa della fillossera, delle frequenti eruzioni e delle grandi difficoltà di una viticoltura che rientra tra quelle chiamate “eroiche”.
Come già anticipato, la storia recente è caratterizzata da un trend di successo, con impianto di nuovi vigneti, nascita di nuove aziende, aumento della professionalità degli operatori e conseguenti riconoscimenti nazionali ed internazionali.
Oggi vi presento le cantine Girolamo Russo e Pietradolce, entrambe di Castiglione di Sicilia.
Girolamo Russo – Castiglione di Sicilia (CT)
Giuseppe Russo, classe 1971, nel 2003 è già riuscito a diplomarsi in pianoforte e a laurearsi in Lettere.
Nel 2003 un lutto gli cambia la vita: perde il papà Girolamo, viticoltore, che ha sempre conferito le uve alle cantine della zona.
Di fronte alla prospettiva di vendere i vigneti di famiglia, decide di continuare l’opera del padre, ma, grazie anche all’incoraggiamento di due noti produttori, Andrea Franchetti e Marc De Grazia, compie un passo importante: diventa un vignaiolo.
La sua prima etichetta, vinificata appoggiandosi ad un collega, è del 2005, con l’annata 2006 è invece totalmente indipendente, avendo realizzato la sua cantina.
Fin dall’inizio è consigliato dall’enologo Emiliano Falsini, tutt’ora suo compagno d’avventura.
Oggi i vigneti coprono una superficie di 15 ettari, con una produzione di circa 35.000 bottiglie annue, ripartite tra quattro rossi ed un bianco.
Cura dei particolari, ricerca dell’ecosostenibilità, viticoltura biologica certificata, applicazione del concetto di cru, rigore e passione, fanno fin da subito di Giuseppe un preciso punto di riferimento in quella che ho già definito come la rinascita del mondo vitivinicolo siciliano e del territorio dell’Etna in particolare: nuove cantine, giovani, ricerca della qualità e dei legami con il territorio.
Ed i risultati non si fanno attendere: in pochi anni i vini di Giuseppe conquistano punteggi e spazi importanti su guide e riviste di tutto il mondo.
I progetti nell’immediato futuro sono la prossima uscita di una nuova etichetta, un rosato annata 2013, che vuole essere in stile provenzale, e l’ampliamento dei vigneti di Carricante: l’attuale etichetta di Etna bianco è fatta in poche bottiglie, con uve provenienti da vecchie piante sparse all’interno dei vigneti a bacca rossa, mentre Giuseppe vorrebbe dei vigneti dedicati.
Ho assaggiato il Feudo 2011 Etna Rosso DOC
Feudo 2011 Etna Rosso DOC
È ottenuto quasi totalmente da uve di Nerello Mascalese, a cui si aggiungono piccole percentuali di Nerello CappuccioLa produzione è di circa 4.000 bottiglie, di tenore alcolico pari al 14,5 %.
Il vigneto è a Contrada Feudo, comune di Randazzo, sulle pendici Nord dell’Etna, a circa 650 metri s.l.m.
Vendemmia manuale in cassette dopo metà ottobre.
Vinificazione in acciaio, a cui seguono 16 mesi di affinamento in barrique di 2°-3° passaggio ed almeno 6 mesi in bottiglia.
Il colore è rosso rubino, molto intenso, con qualche riflesso granato.
I profumi hanno sia verticalità che orizzontalità, sono intensi e di ampie varietà. Particolari ed intriganti sono alcune note ematiche e ferrose. Ad un secondo impatto ecco emergere sentori floreali ed erbacei.
di Mauro Giacomo Bertolli – Il Sole 24 Ore.