Con la consueta passione, attenzione e professionalità, Giampaolo Tabarrini, raccogliendo un invito della locale Sloow Food ed in particolare grazie a Gianpaolo Ciancabilia, Fabio Giavedoni e Jacopo Cossater, ha messo a disposizione la propria struttura per una giornata di confronto con altri produttori del territorio per capire quale sia lo stato dell’arte del territorio ma sopratutto per capire a distanza di anni l’evoluzione di uno dei rossi più intriganti del panorama italiano e forse meno compresi sia da parte dei consumatori ma anche da parte della critica enologica.
Abbiamo degustato vini del 2001 e del 2004, ovviamente alla cieca e ne è emerso un quadro che a detta di tutti è molto più interessante di quanto potevamo auspicarci.
L’annata 2001 evidenza ancora molte criticità legate sopratutto allo stato viticolo ed enologico della zona ad inizio dello scorso decennio. Emergono alcuni vini di poche aziende che avevano già intrapreso un percorso volto alla qualità e alla cura del vigneto e ad una maggiore attenzione in cantina.
Il quadro si fa decisamente intrigante quando ci approcciamo all’annata 2004, circa 15 vini in degustazione in cui la qualità media si alza notevolmente; c’è una maggiore pulizia stilistica, si evidenzia una maggiore cura e attenzione e almeno 7-8 vini risultano di pregevole fattura. Vini ancora giovani, integri che anzi a mio avviso sono notevolmente migliori di quando sono usciti in commercio circa 10 anni fà. Una degustazione che oltre a mettere l’accento sul percorso del territorio in termini di innalzamento qualitativo, evidenzia la necessità di affinare nella giusta maniera questo grande vino rosso umbro. Se il Sagrantino rappresenta un vino ricco in materia polifenolica, necessariamente ha bisogno di adeguato affinamento, che il tempo riesce a rendere elegante, fine e capace di competere con grandi vini rossi Toscani e Piemontesi.
Al di là delle impressioni personali emerge un quadro che già era chiaro a coloro che vivono il territorio montefalchese da oltre 15 anni: la zona ha intrapreso da molti anni un percorso di qualità notevole, c’è molta più attenzione al vigneto, alla gestione delle maturazioni fenoliche, all’affinamento e all’utilizzo di legni consoni a questo tipo di vino; in definitiva la qualità media a Montefalco è decisamente aumentata ed oggi chi ha la fortuna di bere e degustare i Sagrantini prodotti a partire dal 2004 probabilmente dovrà rivedere il proprio giudizio sul Sagrantino Montefalco.
I prossimi passi saranno quelli di far capire ai produttori, a coloro che degustano e hai consumatori che questo vino rossi ha bisogno di tempo per esprimersi nella maniera adeguata e come si aspettano i grandi rossi della tradizione italiana come Brunello di Montalcino, Barolo, Barbaresco, Chianti Classico, Nobile di Montepulciano, Taurasi, è necessario garantire a questo vino l’adeguato affinamento per non incorrere in giudizi talvolta precipitosi e forgianti. Altra grande sfida che vorrei portare avanti nel territorio e che in parte stò già facendo con almeno due aziende come Giampaolo Tabarrini e Villa Mongalli, è iniziare un lavoro di valorizzazione delle varie sottozone, tutti coloro che lavorano in questa zona sanno che San Marco, Casale di Montefalco, Turrita, Colcimino, Pietrauta e tante altre zone, rappresentano microcosmi in cui il Sagrantino si esprime in maniera diversa e con caratteristiche particolari; la prossima sfida per me sarà quella di parlare non solo di Montefalco ma sopratutto di zone all’interno del territorio.
Queste le aziende presenti: Giampaolo Tabarrini, Perticaia, Villa Mongalli, Antonelli, Caprai, Bea, Antano, Lungarotti, Colpetrone, Scacciadiavoli, Moretti Omero, Di Filippo e Adanti.